L'intelligenza emotiva? Una nuova competenza per il successo - dicembre 2019

Intelligenza emotiva: un ambito di applicazione

La quotidianità è costellata di esperienze emotive: se ne vive oltre 500 il giorno, ma si è coscienti solo di una piccola frazione. Tuttavia, esse danno un tono a ogni interazione: questa consapevolezza porta a capire la necessità di esplorare le emozioni sul posto di lavoro, per questa ragione l’intelligenza emotiva è diventata un’abilità chiave di aziende e leader.
Inserita tra le prime dieci competenze richieste entro il 2020 dal World Economic Forum, ricercata dai recruiter e incoraggiata dagli imprenditori: l’intelligenza emotiva riveste sempre più importanza nel mondo del lavoro.
A dimostrarlo è lo studio Workplace Trend 2018 realizzato dal Gruppo Sodexo, dal quale emerge non solo che il 34% degli headhunter danno molta importanza a questa qualità nelle selezioni, ma anche che creare un ambiente di lavoro in grado di stimolare l’intelligenza emotiva è il trend del momento.
Secondo gli esperti questa qualità è vitale per la carriera ed esserne dotati è addirittura più importante rispetto a possedere un alto quoziente intellettivo: la maggior parte delle persone di successo, infatti, possiede un buon livello di Intelligenza emotiva.

Un breve excursus storico

L’origine del termine intelligenza rimanda a un’idea ancestrale (indoeuropeo “leg-”) di cose raccolte per uno scopo, la parola trova poi la sua radice etimologica nel latino “intelligere”, “legere inter”, dove “inter” sta per “tra” e perciò intelligenza è la capacità di leggere tra le righe del cambiamento per costruire un senso possibile.
Il vocabolo indica innanzitutto una scelta, ma anche non fermarsi all’apparenza, alla superficie.
Tramite il latino “inter” si risale, infatti, alla radice indoeuropea “in-/en-: dentro”.
Intelligenza è scendere dentro, all’interno di ciò che accade e si osserva.
L’etimologia della parola rivela già il suo carattere pluridimensionale.
In precedenza Aristotele, ventiquattro secoli fa, nella sua opera Etica Nicomachea, sostiene che il fine che deve guidare l’agire dell’uomo è la felicità, la quale non risiede nei piaceri sensibili, che l’uomo ha in comune con gli animali, ne´ nella ricchezza, che é solo un mezzo, ma nell’esercizio della virtù’`, virtù` dianoetiche, quelle che riguardano il rapporto dell’intelligenza con la sensibilità` e gli affetti.
Così Dante, nel canto XXVI dell’Inferno che rimanda al “folle volo” di Ulisse, definisce intelligente chi ha la capacità di intendere, pensare, giudicare.
Nel Duemila s’incomincia a riparlare d’intelligenza emotiva, quella che nasce dall’incontro tra emozione e ragione, approva l’oggetto appetibile, delibera circa i mezzi conformi al fine, le sceglie e dà luogo alla volizione concreta che determina l’azione.

Intelligenza Emotiva: definizione del costrutto

Le recenti evidenze neuro-psicologiche hanno mostrato quali aree celebrali sono maggiormente coinvolte nella mediazione dei fenomeni emotivi e, grazie al contributo di P. Salovey e J. Mayer, nel 1990 é stato elaborata la concezione dell’Intelligenza Emotiva, diffusa poi da Daniel Goleman che ha approfondito il rapporto tra mente razionale e mente emozionale, in cui si possono cogliere i presupposti del contributo fornito dall’intelligenza emotiva al benessere psicologico.
A fianco delle classiche forme d’intelligenza logico-matematica e linguistica affermatisi ai primi del 1900 in Francia per merito dello psicologo Alfred Binet, e ben presto diffusesi negli Stati Uniti, originando le note valutazioni del quoziente d’intelligenza il QI (Quoziente d'intelligenza) considera la mente in una prospettiva monodimensionale, generata dalla sommatoria delle capacità logico-matematiche e linguistiche
Da un punto di vista imprenditoriale, l’approccio di Goleman, al quale si devono i concetti d’intelligenza emotiva e sociale e quelle di Howard Gardner, psicologo cognitivo dell’Harvard University poggia, su una visione pluralistica della mente e quindi anche dell’agire delle organizzazioni e degli individui che le compongono, attraverso le differenti capacità cognitive che li contraddistinguono.
Per Goleman l’intelligenza emotiva consiste nella capacità di conoscere e controllare le proprie e le altrui emozioni, associata alla capacità di motivare se stessi, per poter a propria volta motivare gli altri.
L’intelligenza sociale consiste, invece, nella capacità di cogliere istantaneamente lo stato d’animo delle altre persone, i loro sentimenti, le loro motivazioni e le loro paure, e nella capacità di realizzare con loro interazioni efficaci.
Le capacità dell’intelligenza emotiva sono:

  • Indipendenti, poiché ognuna di esse dà un contributo esclusivo alla prestazione professionale;

  • Interdipendenti, perché ciascuna di tali competenze, in una certa misura, attinge da alcune altre, stabilendo numerose interazioni forti;

  • Gerarchiche, nel senso che le capacità dell’intelligenza emotiva si fondono le une sulle altre. La consapevolezza di se´, ad esempio, é fondamentale per la padronanza di se´ e per l’empatia; la padronanza e la consapevolezza di se´, a loro volta, contribuiscono alla motivazione; tutte queste quattro competenze sono poi messe a frutto nelle capacità sociali;

  • Necessarie, ma non sufficienti, il possesso delle abilità relative all’intelligenza emotiva non garantisce automaticamente lo sviluppo delle competenze associate, come la capacità di collaborazione e la leadership. Anche fattori quali il clima che si respira in un’organizzazione, o l’interesse che l’individuo ha per il suo lavoro, sono importanti al fine di determinare se la competenza si manifesterà` o meno;

  • Generiche, questo elenco generale é in una certa misura applicabile a tutti i campi lavorativi e professionali; ciò` nondimeno, occupazioni diverse richiedono competenze pure diverse.
    Nel mondo del lavoro, con tutta la sua enfasi sulla flessibilità`, sui team e su un forte orientamento verso il cliente, questo insieme essenziale di competenze emotive sta diventando sempre importante per eccellere in ogni tipo di mansione, in ogni parte del mondo.
    L’emozione deve uscire dalla definizione di irrazionale e rientrare nella definizione di intelligenza, grazie all’uso di filtri di analisi e di binari di volontà` consapevole. Utilizzare l’intelligenza emotiva significa portare l’intelligenza nella sfera delle emozioni, comprendere l’interazione delle strutture celebrali responsabili dei nostri momenti di collera e di paura o di passione e di gioia, e soprattutto prendere atto e renderci responsabili delle possibilità di indirizzare e controllare le nostre inclinazioni emozionali

La Tabella mostra le relazioni fra le cinque dimensioni dell’intelligenza emotiva e le venticinque competenze emotive che a esse attingono.


COMPETENZA PERSONALE - Determina il modoin cui controlliamo noi stessi

Consapevolezza di sé  - Comporta la conoscenza dei propri stati interiori, preferenze, risorse e intuizioni.

  • Consapevolezza Emotiva: riconoscimento delle proprie emozioni e dei loro affetti;

  • Autovalutazione accurata: conoscenza dei propri punti di forza e dei propri limiti;

  • Fiducia in sé stessi: sicurezza nel proprio valore e nelle proprie capacità;

Padronanza di sé - Comporta la capacità di dominare i propri stati interiori, i propri impulsi e le proprie risorse.

  • Autocontrollo: dominio delle emozioni e degli impulsi distruttivi;

  • Fidatezza: mantenimento di standard di onestà e integrità`;

  • Coscienziosità: assunzione della responsabilità` per quanto attiene alla propria prestazione;

  • Adattabilità: flessibilità` nel gestire il cambiamento;

  • Innovazione: capacità di sentirsi a proprio agio e di avere un atteggiamento aperto di fronte a idee, approcci e informazioni nuove. Comporta tendenze emotive che guidano o facilitano il raggiungimento di obiettivi;

Motivazione

  • Spinta alla realizzazione: impulso a migliorare o a soddisfare uno standard di eccellenza;

  • Impegno: adeguamento agli obiettivi del gruppo o dell’organizzazione;

  • Iniziativa: prontezza nel cogliere le occasioni;

  • Ottimismo: costanza nel perseguire gli obiettivi nonostante ostacoli e insuccessi.
     



COMPETENZA SOCIALE
- Determina il modo in cui gestiamo la relazione con gli altri.

Empatia - Comporta la consapevolezza dei sentimenti, delle esigenze e degli interessi altrui.

  • Comprensione degli altri: percezione dei sentimenti e delle prospettive altrui; interesse attivo per le preoccupazioni degli altri;

  • Assistenza: anticipazione, riconoscimento e soddisfazione delle esigenze del cliente;

  • Promozione dello sviluppo altrui: percezione delle esigenze di sviluppo degli altri e capacità di mettere in risalto le loro abilità;

  • Sfruttamento della diversità: saper coltivare le opportunità` offerte da persone di diverso tipo;

  • Consapevolezza politica: saper leggere e interpretare le correnti emotive e i rapporti di potere in un gruppo.

Abilità sociali - Comportano abilità nell’indurre risposte desiderabili negli altri.

  • Influenza: impiego di tattiche di persuasione efficienti;

  • Comunicazione: invio di messaggi chiari e convincenti;

  • Leadership: capacità di inspirare e guidare gruppi e persone;

  • Catalisi del cambiamento: capacità di iniziare o dirigere il cambiamento;

  • Gestione del conflitto: capacità di negoziare e risolvere situazioni di disaccordo;

  • Costruzione di legami: capacità di favorire e alimentare relazioni utili;

  • Collaborazione e cooperazione: capacità di lavorare con altri verso obiettivi comuni;

  • Lavoro in team: capacità di creare una sinergia di gruppo nel perseguire obiettivi comuni.
     

In conclusione, si può affermare che non esiste solo un’intelligenza di tipo cognitivo, ma ne esiste un’altra, di pari importanza, di tipo emotivo-relazionale, che ci consente di capire meglio noi stessi e di interagire in modo più efficace con gli altri. In questo senso é pertanto facile comprendere come per avere successo nella vita in genere e nell’attività professionale in particolare, non sia sufficiente avere un elevato QI o essere competenti da un punto di vista professionale, ma occorre disporre anche di una “intelligenza emotiva” che ci consenta di essere competenti anche da un punto di vista relazionale.

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